Le promesse non sono state mantenute e la strage dei randagi ucraini in vista degli Europei di calcio del prossimo giugno non si ferma. (In riferimento al nostro post del 9 dicembre 2011)

Le testimonianze continue e meticolose dell’ attivista Andrea Cisternino, che vive sul territorio e lì continua a combattere, vengono riprese e ripubblicate anche dall’importante magazine animalista Geapress, che racconta che le stragi ufficiali con tanto di forno crematorio portatile sono state sostituite da avvelenamenti massicci di migliaia di randagi.

Una strage senza fine e vergognosamente pubblica: gli aguzzini neppure si nascondono più, né cercano di nascondere le loro azioni. Arrivano addirittura ad avvisare i volontari di ciò che faranno, esplicitamente.

Le ultime uccisioni risalgono allo scorso sei gennaio, solo qualche giorno fa. I cani del cimitero di Kiev, diventati ospiti indesiderati e messi in salvo dai volontari, erano stati accolti in un’area in cui erano stati appositamente costruiti veri e propri mini-bunker per proteggerli dal gelo siderale dell’inverno ucraino. A Kiev la temperatura può raggiungere i 25 gradi sotto zero, ed è difficile immaginare il freddo patito da questi animali.

Nella notte tra il cinque e il sei gennaio scorso è stato dato fuoco ad alcune delle cucce, con tanto di minacce ai volontari – tra cui lo stesso Cisternino.

Andrea racconta: “Sei box sono stati bruciati e quattro cuccioli non si trovano più”. Possono essere rimasti uccisi dalle fiamme, oppure prelevati per poi essere ammazzati dove nessuno potrà più rintracciarli.

Cisternino racconta che tutti i cani sono sterilizzati e registrati, e che su di essi incombe ora una seria minaccia di avvelenamento.

Chiunque minacci, non scherza. Ci sono tutti i precedenti per asserirlo con certezza.

Le voci in merito agli aguzzini, a Kiev, sono tante e si rincorrono: c’è chi racconta di squadroni della morte vicini ai club di calcio, chi di vere e proprie mappe che segnalano dove i volontari animalisti operano per colpire con precisione, chi di metodi ormai acquisiti per preparare e distribuire esche avvelenate perfette, chi di un particolare sadico, responsabile dell’uccisione di oltre cento cani, appena scarcerato e che avrebbe già ripreso l’attività.

Dopo l’assaggio della notte del 5 gennaio, il 6 arriva la mazzata finale: i volontari trovano un pozzo letteralmente stracolmo di corpi senza vita di cani. Decine e decine di corpi, forse gettati nel buco quando erano ancora vivi, avvelenati e morenti o magari sotto l’effetto di narcotici. I volontari sono arrivati prima che li coprissero di cemento e ne cancellassero le tracce, ma non hanno potuto salvarne nessuno. (Fonte: Geapress e All4Animals)