Siamo ben felici di proporVi un’intervista a un “amico di Igor”, a un personaggio che è stato già nostro graditissimo ospite al Dog Pride Day di qualche anno fa e con il quale siamo rimasti in contatto anche perché speriamo di poterlo riavere con noi appena possibile.

 

Massimo Perla, ovvero: l’uomo che sussurrava ai cani

In una notissima pubblicità televisiva di qualche tempo fa un cane piccolo, tozzo e gagliardo rincorre chiunque abbia a che fare con una famosa mela della Val di Non. Qual’ è il segreto di questo e molti altri attori a quattro zampe? Un “papà” famoso, naturalmente! Massimo Perla, cinquantacinque anni, romano, ha all’attivo un libro autobiografico, decine di film, spot pubblicitari e apparizioni in tv. Sempre accanto ai suoi cani.

Massimo, su di te è stato già detto e scritto molto. Come riassumeresti i tuoi primi quarant’anni al fianco dei cani?

Ho iniziato giovanissimo a “frequentare” i cani, prima – ragazzino – come semplice dogsitter apprendista istruttore, poi come istruttore professionista, impegnandomi nel settore utilità e difesa per diciassette anni e come addestratore ufficiale del Retrievers Club. Da atleta, credo di aver partecipato a tutte le attività cinofile ufficiali tranne lo sleddog (sport che prevede l’utilizzo di una slitta trainata da cani, N.d.R).Da capitano, ho visto la squadra di agility arrivare seconda ai mondiali di Basilea. Non posso dimenticare il mio amatissimo Shonik, beniamino di tanti film e spot, con cui ho vinto numerose esposizioni internazionali, tanto da fondare un allevamento portato avanti con successo dalla mia compagna di allora.

Ci indichi tre buoni motivi per educare un cane?

Ti risponderei: gli stessi buoni motivi per cui educhiamo un bambino, ovvero per insegnargli fondamentali regole di comportamento, da condividere prima in famiglia e poi nel contesto sociale in cui è inserito. Come ripeto sempre, oggi i cani vivono in città, nei condomini, in condizioni non naturali. Per la loro salvaguardia e per l’altrui rispetto, è necessario impartirgli l’educazione necessaria a vivere con equilibrio la quotidianità. Se abitassi in campagna e il mio cane rispondesse con calma al mio richiamo, non mi preoccuperei più di tanto. Ma se in città il mio cane non fosse più che obbediente, rischierebbe di provocare o essere vittima di un incidente, di “fare le feste” in modo troppo esuberante alla persona sbagliata o di azzuffarsi con i suoi simili.

Un comando su tutti?

Quelli di base: il richiamo, il seduto, il resta. Poi gli altri. Ma più parole conosce il mio cane, più sono in grado di comunicare con lui. In questo modo aumenta la qualità del rapporto e la confidenza. Ogni tanto si presentano al mio centro cinofilo delle persone dicendo: “Per me e’ sufficiente che Fido impari alcuni comandi fondamentali, non voglio farne un robot”. Beh, non hanno capito niente. Se Fido risponde alle nostre richieste non è un robot, ma un cane che sa come comunicare con noi. Se siamo in grado di insegnargli qualcosa, noi sappiamo comunicare con lui. Oltretutto, quando si insegna col metodo del rinforzo positivo, il nostro cane sarà ben felice di apprendere.

Famiglia, movimento, educazione, socializzazione: quale ordine di importanza hanno nella crescita equilibrata di un cane?

In primo luogo direi costanza e coerenza in tutti questi momenti, ognuno dei quali ha la sua importanza. La socializzazione è fondamentale sin dalle prime settimane di vita e deve avvenire in presenza di altri cani e delle persone nell’ambiente circostante, per permettere al cucciolo di avere una crescita corretta. Una volta adulto, se saremo stati davvero costanti e coerenti permettendogli di condurre una vita psicomotoria adeguata, avremo raggiunto il nostro scopo: vivere in compagnia di un cane equilibrato, sereno e pieno di vita.

Oggi, chiunque può adottare un cane anche se non è in grado di gestirlo. Secondo te il permesso di condurre un quattrozampe, il cosiddetto patentino, dovrebbe essere obbligatorio per legge?

Direi di sì. Oggi, la maggior parte delle famiglie ospita un cane in casa eppure c’è tanta, troppa disinformazione. Se i neo proprietari imparassero almeno le regole di base, renderebbero più facile la vita a se stessi e ai loro fedeli amici, evitando errori macroscopici. In molti paesi nordeuropei e negli Stati Uniti esiste il certificato di “Good Citizen Dog”, ossia l’esame di Cane Buon Cittadino. Si tratta di un programma di educazione cinofila attraverso il quale, una volta superato l’esame finale, si attesta che le coppie uomo-cane sono in grado di poter frequentare i luoghi pubblici in piena libertà. Il risultato? Preparati e competenti i proprietari, educati e sotto controllo i cani. Mi piacerebbe vedere un simile progetto accettato ufficialmente e riconosciuto a livello istituzionale anche qui in Italia.

Nel tuo libro “Io sto con i cani” parli dei tuoi esordi: sei riuscito a rendere innocuo persino un lupo. Non è da tutti. Si nasce con un particolare sesto senso o si può conquistarlo?

In realtà i lupi non si addomesticano: si ammansiscono. Anche se riuscissimo a convivere con un lupo, i suoi cuccioli non erediterebbero un istinto domestico neppure dopo decine di generazioni. Molti parlano del mio “talento”, io parlerei semplicemente di esperienza. Tanta. Più si sta con gli animali, più si impara a conoscerli e a interagire con loro. Nei primi quindici anni di attività con i cani sono stato morsicato decine di volte, perché ancora non ero in grado di capire e gestire tutti i soggetti, ma negli ultimi venti non è più successo. Un altro fattore determinante è l’evoluzione delle tecniche di addestramento: nel tempo hanno reso tutto più semplice per noi e più gratificante per i cani. Chiunque abbia passione e determinazione può arrivare a fare il mio mestiere con successo, sensibilità ed esperienza.

Nel mestiere dell’addestratore possono esistere l’una senza l’altra?

Difficilmente chi manca di una di queste due componenti, può arrivare ad avere una reale conoscenza di questo lavoro. Calvino parlerebbe di “istruttore dimezzato”, secondo la linea di frattura tra sensibilità ed esperienza. La sensibilità serve per percepire tutti i segnali che il cane ci manda, per comprenderne gli stati d’animo e le emozioni, e l’esperienza è necessaria per dare una risposta ai suoi messaggi nella maniera più corretta e adeguata.

Cosa rispondi a chi pensa che i cani non abbiano un’anima?

Dico sempre che se ai cani non è permesso di andare in paradiso, io voglio andare dove vanno loro.

(Fonte: http://notizie.tiscali.it/regioni/lazio/socialnews/Scaramuzzino/4082/articoli/Massimo-Perla-ovvero-l-uomo-che-sussurrava-ai-cani.html)